La terapia di coppia dei nonni

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“Andar a passar le acque” … così si diceva un tempo per indicare che si andava alle terme. Alle terme ci si curava con fanghi, bagni...

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“Andar a passar le acque” … così si diceva un tempo per indicare che si andava alle terme. Alle terme ci si curava con fanghi, bagni, irrigazioni vaginali (chi ne ha più sentito parlare?), massaggi ma anche con la cura idropirica.

Si vedevano nel pomeriggio persone rilassate che dopo i trattamenti mattutini passeggiavano nei grandi giardini sorseggiando acqua che scendeva da romantiche fontanelle disseminate nel parco. In fondo al parco c’era un grande gazebo e al tramonto l’orchestra incominciava a suonare e tutti si lanciavano appassionatamente nel ballo.
Alle terme si andava come cura e quindi completamente spesati: vitto e alloggio erano a carico del sistema sanitario nazionale e tutti avevano diritto a 12 cure all’anno con permesso retribuito. In solo due realtà, Abano Terme e Ischia, le cure venivano erogate direttamente nell’hotel. Logicamente c’erano hotel riservati ai mutuati e hotel a pagamento per i benestanti ma tutti, ricchi e poveri negli anni 60’-70’, sentivano il bisogno di una cura termale.
Alle donne giovani venivano prescritte le irrigazioni vaginali per i più diversi motivi: infertilità, frigidità, depressione: sembra che funzionassero benissimo e che nessuna donna, dopo aver provato una cura termale, fosse disposta a rinunciarvi palesando problemi di astinenza che potevano sfociare in crisi di isteria.
Le terme facevano bene, molto bene alla coppia e i medici di famiglia, anche se allora non si parlava di psicologia, avevano trovato una terapia di coppia che funzionava alla grande, perché alle terme non si andava in coppia.
Le cure termali erano un momento tutto per sé. Non c’erano telefonini: anzi tantissime famiglie non avevano il telefono in casa, quindi per quindici giorni nessuno poteva chiamare o al massimo fissava un appuntamento con i familiari per un certo giorno ad un certo orario, con chiamata al telefono pubblico o del bar e, rigorosamente, con pochi gettoni.
Telefonate brevi con baci e abbracci e dolci bugie: “mi mancate tanto”…
Così uomini e donne che non si conoscevano trascorrevano quindici giorni condividendo passeggiate, balli e risate. Poi ognuno tornava a casa propria ricaricato, fingendo di essersi sentito tanto solo e godendo del ricordo di quella libertà. Per un anno si aspettavano con ansia le cure successive. Non era ancora arrivata la rivoluzione femminista con i proclami “dobbiamo dirci tutto” per cui ognuno viveva la sua cura e il suo ricordo come un dono di libertà.
Ci sono persone che si sono date appuntamento alle terme per tanti anni, si incontravano solo li. Se lo trovate guardate il film: “Appuntamento a Ischia” oppure se avete un nonno o una nonna fatevi raccontare la loro esperienza alle terme e guardateli mentre sorridendo vi sveleranno segreti mai confessati.

Silva Tiranti

Mi definisco “diversamente giovane”, amante di cinema, arte, storie di vita e viaggi.

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